Che cosa ci direbbe oggi, ai tempi del selfie, il Narciso attribuito a Caravaggio?
Scrive Caravaggio:
Prendo in prestito dei corpi e degli oggetti, li dipingo per ricordare a me stesso la magia dell’equilibrio che regola l’universo tutto. In questa magia l’anima mia risuona dell’Unico Suono che mi riporta a Dio.
Ho incontrato questo dipinto in varie mostre diversi anni fa, e mi sembra di avere iniziato un dialogo con l’opera, mai concluso.
Protagonista è il corpo, il corpo come luogo di una storia di dolore, moltiplicata dal riflesso nell’acqua che restituisce una immagine destinata a cambiare.
Di me ho pochissimi selfie, non amo farli come abitudine e mi interrogo, senza alcun giudizio, quando ne vedo tanti di altre persone.
In compenso, ho molte domande.
Che cosa ci spinge, oggi, a mostrare la nostra immagine? Che cosa ci accade quando ci guardiamo in un nostro selfie? In che cosa abbiamo bisogno di rispecchiarci, per riconoscerci? Che cosa ci dice Narciso, oggi?
A cura di SegniSogniDisegni in collaborazione con IspirArte, qui.